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Modelli LLM: cosa sono e come funzionano

by Bruno Tessaro, posted on March 31, 2025


Negli ultimi anni, l’intelligenza artificiale ha compiuto progressi straordinari grazie ai modelli di linguaggio di grandi dimensioni, conosciuti come LLM (Large Language Models). Questi sistemi avanzati hanno rivoluzionato il modo in cui le macchine interpretano e generano il linguaggio umano,diventando il cuore delle moderne AI conversazionali. Ma cosa sono esattamente? E quali tecniche li rendono così potenti?

La tecnologia alla base degli LLM
Gli LLM si basano su reti neurali artificiali, strutture matematiche ispirate al funzionamento del cervello umano. Più precisamente, appartengono alla famiglia delle reti neurali trasformative, che utilizzano un’architettura innovativa chiamata Transformer. Introdotta da Google nel 2017 con l’articolo "Attention is All You Need", questa tecnologia ha rivoluzionato il campo dell’elaborazione del linguaggio naturale (Natural Language Processing, NLP).


Il cuore del Transformer è il meccanismo di self-attention, che permette al modello di analizzare le parole di un testo considerando il contesto globale della frase, superando i limiti delle reti neurali ricorrenti (RNN) e convoluzionali (CNN), che elaboravano i dati in modo più lineare e meno efficiente. Dal punto di vista tecnico, i Transformer utilizzano operazioni su matrici e tensori per calcolare le relazioni tra le parole, aggiornando i pesi tramite algoritmi come backpropagation e gradient descent. Questo processo richiede enormi quantità di dati e una potenza computazionale elevata.


L’evoluzione dei modelli di linguaggio
Prima dell’avvento dei Transformer, i modelli di linguaggio si basavano su tecniche più semplici come gli N-grammi (modelli statistici che prevedevano la parola successiva analizzando la frequenza delle parole) o reti neurali ricorrenti come RNN e LSTM. Sebbene queste tecnologie fossero in grado di gestire testi più lunghi, presentavano problemi di scalabilità e perdita di informazioni nel tempo.


L’introduzione dei Transformer ha segnato una svolta epocale: dal 2018, le principali aziende tecnologiche hanno avviato una corsa allo sviluppo di modelli sempre più avanzati. Tra i più celebri troviamo:
BERT (2018) – Google ha creato un modello ottimizzato per la comprensione del linguaggio naturale, utilizzato nei motori di ricerca.
GPT-2 (2019) e GPT-3 (2020) – OpenAI ha dimostrato la capacità dei Transformer di generare testi coerenti e sofisticati.
GPT-4 (2023) – OpenAI ha introdotto funzionalità multimodali, migliorando ulteriormente le capacità generative.
Claude (2023) – Anthropic ha sviluppato un modello focalizzato sulla sicurezza e sull’allineamento con gli intenti umani.
Gemini (2023) – Google DeepMind ha lanciato un modello multimodale avanzato.


La multimodalità: oltre il testo
I modelli più recenti non si limitano al testo: sono multimodali, capaci di comprendere e generare contenuti in diverse modalità, tra cui immagini, audio e video. Alcuni esempi includono:
GPT-4V (Vision) – In grado di analizzare immagini oltre al testo.
Gemini – Unisce linguaggio, immagini e video per applicazioni versatili.
Mistral AI – Specializzato nell’integrazione di input multimodali.

Questa evoluzione apre la strada a nuove applicazioni dell’IA, come assistenti virtuali avanzati e strumenti per l’analisi dati.


Il processo di addestramento degli LLM
L’addestramento degli LLM avviene su enormi dataset testuali e si articola in tre fasi principali:
Pre-training – Il modello apprende strutture linguistiche generali da una vasta quantità di testi.
Fine-tuning – Il modello viene ottimizzato per compiti specifici, come la generazione di codice o la scrittura creativa.
RLHF (Reinforcement Learning from Human Feedback) – Il modello migliora grazie al feedback umano, ottimizzando le risposte per renderle più utili e sicure.

Un’altra tecnica interessante è la model distillation, che consente di creare versioni più leggere degli LLM. In questo processo, un modello grande (teacher model) genera risposte su un dataset, mentre un modello più piccolo (student model) viene addestrato per imitare il comportamento del primo. Questo approccio permette di ottenere modelli efficienti con prestazioni simili ma minor consumo di risorse.


Parametri e ottimizzazione: numeri dietro gli LLM
Quando si parla di LLM, spesso si incontrano numeri come 7B o 405B: questi valori indicano la quantità di parametri del modello, ovvero i coefficienti numerici che regolano il funzionamento della rete neurale. Più parametri significano maggiore capacità del modello nel gestire informazioni complesse, ma anche costi più elevati in termini di addestramento ed esecuzione.


Per ridurre il consumo di memoria e potenza computazionale, si utilizza la tecnica della quantizzazione. Questa riduce la precisione numerica delle operazioni senza compromettere troppo le prestazioni. Ad esempio:
FP16 o BF16 – Precisione dimezzata rispetto ai tradizionali FP32.
INT8 o INT4 – Precisione ridotta con ottime prestazioni.

Grazie alla quantizzazione, gli LLM possono essere eseguiti anche su laptop o smartphone, rendendo la tecnologia accessibile a un pubblico più ampio.


Una rivoluzione nell’intelligenza artificiale
Gli LLM rappresentano una delle innovazioni più significative nell’IA moderna. Da semplici modelli statistici siamo arrivati a sistemi multimodali capaci di comprendere e generare contenuti in modo sempre più sofisticato. Questi strumenti stanno trasformando il nostro rapporto con la tecnologia e promettono un futuro in cui l’intelligenza artificiale sarà sempre più integrata nella vita quotidiana.

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